Enseñanzas del papa Benedicto XVI.
Benedicto XVI pide que se promueva la adoración eucarística por fidelidad a la doctrina católica
ACI/ReL 14.03.2009
Al recibir ayer al mediodía a los participantes de la Asamblea Plenaria de la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos, el Papa Benedicto XVI alentó a promover una renovada adoración eucarística que "solo será posible a través de un mayor conocimiento del misterio en plena fidelidad a la Sagrada Tradición y aumentando la vida litúrgica en nuestras comunidades". "La doctrina de la transustanciación del pan y del vino y de la presencia real son verdades de fe evidentes ya en la Sagrada Escritura y confirmadas después por los Padres de la Iglesia", precisó.
En su discurso a los participantes, encabezados por el Prefecto del Dicasterio, Cardenal Antonio Cañizares, el Papa manifestó su deseo de que la reflexión sobre la adoración eucarística "contribuya a poner de relieve, en los límites de competencia del dicasterio, los medios litúrgicos y pastorales con los que la Iglesia de nuestros tiempos puede promover la fe en la presencia real del Señor en la Sagrada Eucaristía y asegurar a la celebración de la Santa Misa toda la dimensión de la adoración".
Tras resaltar que "en la Eucaristía, la adoración debe llegar a ser unión con el Señor vivo y después con su Cuerpo místico", el Papa recordó sus palabras durante la Jornada Mundial de la Juventud de Colonia en 2005: "Dios no solamente está frente a nosotros, como el totalmente Otro. Está dentro de nosotros, y nosotros estamos en él. Su dinámica nos penetra y desde nosotros quiere propagarse a los demás y extenderse a todo el mundo, para que su amor sea realmente la medida dominante del mundo".
En aquella ocasión, continuó, "recordaba a los jóvenes que en la Eucaristía se vive 'la transformación fundamental de la violencia en amor, de la muerte en vida, que lleva consigo las demás transformaciones'".
Asimismo, Benedicto XVI manifestó su aprecio porque la plenaria haya tratado el tema de la "formación de todo el Pueblo de Dios en la fe, con una atención especial a los seminaristas, para favorecer su crecimiento en un espíritu de auténtica adoración eucarística".
"Recordando tres prácticas penitenciales muy estimadas por la tradición bíblica y cristiana la oración, la limosna y el ayuno, animémonos a volver a descubrir y a vivir con fervor renovado el ayuno no solo como praxis ascética, sino también como preparación a la Eucaristía y como arma espiritual para luchar contra todo eventual apego desordenado a nosotros mismos", concluyó el Papa.
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DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI
Sala del Concistoro Venerdì, 13 marzo 2009
Signori Cardinali,
venerati Fratelli nellEpiscopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli!
Con grande gioia e con sempre viva riconoscenza vi ricevo, in occasione della Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. In questa importante occasione mi è gradito, in primo luogo, porgere il mio cordiale saluto al Prefetto, il Signor Cardinale Antonio Cañizares Llovera, che ringrazio per le parole con cui ha illustrato i lavori svolti in questi giorni e ha dato espressione ai sentimenti di quanti sono oggi qui presenti. Estendo il mio saluto affettuoso e il mio cordiale ringraziamento a tutti i Membri ed Officiali del Dicastero, a cominciare dal Segretario, Mons. Malcom Ranjith, e dal Sotto-Segretario, fino a tutti gli altri che, nelle diverse mansioni, prestano con competenza e dedizione il loro servizio per «la regolamentazione e la promozione della sacra liturgia» (Pastor Bonus, n. 62). Nella Plenaria avete riflettuto sul Mistero eucaristico e, in modo particolare, sul tema delladorazione eucaristica. Mi è ben noto come, dopo la pubblicazione dellIstruzione «Eucharisticum mysterium» del 25 maggio 1967 e la promulgazione, il 21 giugno 1973, del Documento «De sacra communione et cultu mysterii eucharistici extra Missam», linsistenza sul tema dellEucaristia come fonte inesauribile di santità è stata una premura di primo piano del Dicastero.
Ho accolto, pertanto, volentieri la proposta che la Plenaria si occupasse del tema delladorazione eucaristica, nella fiducia che una rinnovata riflessione collegiale su tale prassi potesse contribuire a mettere in chiaro, nei limiti di competenza del Dicastero, i mezzi liturgici e pastorali con cui la Chiesa dei nostri tempi può promuovere la fede nella presenza reale del Signore nella Santa Eucaristia e assicurare alla celebrazione della Santa Messa tutta la dimensione delladorazione. Ho sottolineato questo aspetto nellEsortazione apostolica Sacramentum caritatis, in cui raccoglievo i frutti della XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, svoltasi nellottobre del 2005. In essa, evidenziando limportanza della relazione intrinseca tra celebrazione dellEucaristia e adorazione (cfr n. 66), citavo linsegnamento di santAgostino: «Nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando» (Enarrationes in Psalmos, 98, 9: CCL 39, 1385). I Padri sinodali non avevano mancato di manifestare preoccupazione per una certa confusione ingeneratasi, dopo il Concilio Vaticano II, circa la relazione tra Messa e adorazione del Santissimo Sacramento (cfr Sacramentum caritatis, n. 66). In questo, trovava eco quanto il mio Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, aveva già espresso circa le devianze che hanno talvolta inquinato il rinnovamento liturgico post-conciliare, rivelando «una comprensione assai riduttiva del mistero eucaristico» (Ecclesia de Eucharistia, n. 10).
Il Concilio Vaticano Secondo ha messo in luce il ruolo singolare che il mistero eucaristico ha nella vita dei fedeli (Sacrosanctum Concilium, nn. 48-54, 56). Come Papa Paolo VI ha più volte ribadito: «lEucaristia è un altissimo mistero, anzi propriamente, come dice la Sacra Liturgia, il mistero di fede» (Mysterium fidei, n. 15). LEucaristia, infatti, è alle origini stesse della Chiesa (cfr Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 21) ed è la sorgente della grazia, costituendo unincomparabile occasione sia per la santificazione dellumanità in Cristo che per la glorificazione di Dio. In questo senso, da una parte, tutte le attività della Chiesa sono ordinate al mistero dellEucaristia (cfr Sacrosanctum Concilium, n. 10; Lumen gentium, n. 11; Presbyterorum ordinis, n. 5; Sacramentum caritatis, n. 17), e, dallaltra, è in virtù dellEucaristia che «la Chiesa continuamente vive e cresce» (Lumen gentium, n. 26). Nostro compito è percepire il preziosissimo tesoro di questo ineffabile mistero di fede «tanto nella stessa celebrazione della Messa quanto nel culto delle sacre specie, che sono conservate dopo la Messa per estendere la grazia del Sacrificio» (Istruz. Eucharisticum mysterium, n. 3, g.). La dottrina della transustanziazione del pane e del vino e della presenza reale sono verità di fede evidenti già nella Sacra Scrittura stessa e confermate poi dai Padri della Chiesa. Papa Paolo VI, al riguardo, ricordava che «la Chiesa Cattolica non solo ha sempre insegnato, ma anche vissuto la fede nella presenza del corpo e del sangue di Cristo nella Eucaristia, adorando sempre con culto latreutico, che compete solo a Dio, un così grande Sacramento» (Mysterium fidei, n. 56; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1378).
È opportuno ricordare, al riguardo, le diverse accezioni che il vocabolo «adorazione» ha nella lingua greca e in quella latina. La parola greca proskýnesis indica il gesto di sottomissione, il riconoscimento di Dio come nostra vera misura, la cui norma accettiamo di seguire. La parola latina adoratio, invece, denota il contatto fisico, il bacio, labbraccio, che è implicito nellidea di amore. Laspetto della sottomissione prevede un rapporto dunione, perché colui al quale ci sottomettiamo è Amore. Infatti, nellEucaristia ladorazione deve diventare unione: unione col Signore vivente e poi col suo Corpo mistico. Come ho detto ai giovani sulla Spianata di Marienfeld, a Colonia, durante la Santa Messa in occasione della XX Giornata mondiale della Gioventù, il 21 agosto 2005: «Dio non è più soltanto di fronte a noi, come il Totalmente Altro. È dentro di noi, e noi siamo in Lui. La sua dinamica ci penetra e da noi vuole propagarsi agli altri e estendersi a tutto il mondo, perché il suo amore diventi realmente la misura dominante del mondo» (Insegnamenti, vol. I, 2005, pp. 457 s.). In questa prospettiva ricordavo ai giovani che nellEucaristia si vive la «fondamentale trasformazione della violenza in amore, della morte in vita; essa trascina poi con sé le altre trasformazioni. Pane e vino diventano il suo Corpo e Sangue. A questo punto però la trasformazione non deve fermarsi, anzi è qui che deve cominciare appieno. Il Corpo e il Sangue di Cristo sono dati a noi affinché noi stessi veniamo trasformati a nostra volta» (ibid., p. 457).
Il mio Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica «Spiritus et Sponsa», in occasione del 40° anniversario della Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Sacra Liturgia, esortava ad intraprendere i passi necessari per approfondire lesperienza del rinnovamento. Ciò è importante anche rispetto al tema delladorazione eucaristica. Tale approfondimento sarà possibile soltanto attraverso una maggiore conoscenza del mistero in piena fedeltà alla sacra Tradizione ed incrementando la vita liturgica allinterno delle nostre comunità (cfr Spiritus et Sponsa, nn. 6-7). A questo riguardo, apprezzo in particolare che la Plenaria si sia soffermata anche sul discorso della formazione di tutto il Popolo di Dio nella fede, con una speciale attenzione ai seminaristi, per favorirne la crescita in uno spirito di autentica adorazione eucaristica. Spiega, infatti, S. Tommaso: «Che in questo sacramento sia presente il vero Corpo e il vero Sangue di Cristo non si può apprendere coi sensi, ma con la sola fede, la quale si appoggia allautorità di Dio» (Summa theologiae, III, 75, 1; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1381).
Stiamo vivendo i giorni della Santa Quaresima che costituisce non soltanto un cammino di più intenso tirocinio spirituale, ma anche una efficace preparazione a celebrare meglio la santa Pasqua. Ricordando tre pratiche penitenziali molto care alla tradizione biblica e cristiana - la preghiera, lelemosina, il digiuno -, incoraggiamoci a vicenda a riscoprire e vivere con rinnovato fervore il digiuno non solo come prassi ascetica, ma anche come preparazione allEucaristia e come arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Questo periodo intenso della vita liturgica ci aiuti ad allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e ad intensificare ciò che nutre lanima, aprendola allamore di Dio e del prossimo. Con tali sentimenti, formulo già fin dora a tutti Voi i miei auguri per le prossime feste pasquali e, mentre vi ringrazio per il lavoro che avete svolto in questa Sessione Plenaria, così come per tutto il lavoro della Congregazione, imparto a ciascuno con affetto la mia Benedizione.
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